L’eccidio
di Palazzaccio

L’eccidio di Palazzaccio, avvenuto nell’omonimo podere della fattoria di Arceno il 4 luglio del 1944, è ricordato come l’unico massacro collettivo di civili italiani da parte di soldati tedeschi in provincia di Siena. Si tratta di un episodio la cui ricostruzione è rimasta per anni controversa.

A nord della zona di San Gusmè, in località Campi, i tedeschi avevano imbastito una linea di arresto, che arrivava fino al castello di Brolio. Il 4 luglio, il giorno dopo la liberazione di Siena da parte dei soldati francesi, alcune famiglie erano sfollate a Palazzaccio, a causa dei rastrellamenti tedeschi.

L’eccidio sarebbe stato originato da un attacco compiuto da alcuni partigiani del Gruppo comandato dal tenente Uliano Grilli, ai danni di due soldati tedeschi da un giorno nel podere Fornaci, in territorio aretino. Rientrati al comando delle Fornaci, i due militari dettero l’allarme e subito alcuni colpi di mortaio vennero indirizzati sui poderi Pancole, Casalone e Palazzaccio.

Intanto gli uomini presenti al Palazzaccio, sentendosi in pericolo, fuggirono nei boschi. Accerchiata la casa colonica, i militari fecero uscire tutti i presenti e il comandante iniziò a sparare con la propria pistola.

Otto persone, tra cui tre bambini, morirono sul posto; un uomo, riuscito a fuggire nel bosco, venne intercettato ed ucciso dai tedeschi che stavano rientrando al podere Fornaci. Tutti gli altri riuscirono a salvarsi fuggendo nei campi.

Dei presenti al podere, sopravvissero quattro persone: tre bambini e una nonna. Nessuna inchiesta venne aperta sull’eccidio.

Dal 1964, ogni anno, la domenica più vicina al 4 luglio il Comune di Castelnuovo rievoca l’eccidio con una messa di suffragio e una cerimonia di commemorazione che si svolge nel luogo dove è stata compiuta la strage, e dove sono stati sistemati una lapide (1964) e un piccolo monumento (2000).

Per non
dimenticare

…gli orrori di quei giorni e per rendere omaggio a chi
ha pagato con la propria vita, anche troppo giovane,
l’odio e la barbarie della seconda guerra mondiale

Azelio Baglioni, 32 anni
Foscolo Baglioni, 11 mesi
Ivo Barbagli,  4 mesi
Silvana Barbagli, 7 anni
Ida Lusini,  28 anni
Margherita Ontani, 31 anni
Tullia Panichi,  53 anni
Vasco Resti, 16 anni
Santa Righi, 32 anni

Per approfondire

Siamo in una zona che segna il confine tra i territori di competenza della Xa armata di Von Vietinghoff e quella controllata dalla XIVa di Lemelsen. A partire dal mese di giugno, i gruppi di partigiani attivi nella zona tra Arceno, San Gusmè e Castelnuovo Berardenga conducono una serie di assalti e sabotaggi contro le truppe tedesche; in particolare, la notte tra il 19 e il 20 giugno gli uomini del sottotenente Caregnato (distaccamento di S. Gusmè) attaccano un gruppo di tedeschi intento a saccheggiare Villa d’Arceno, li uccidono (sono 5 vittime) rubando loro anche i documenti. E le azioni di disturbo – coerentemente con quanto avviene un po’ in tutta la regione – si intensificano nei giorni successivi, man mano che si avvicinano le truppe alleate, nel tentativo di mettere in crisi la resistenza tedesca lungo la Linea Hilde.

Il mattino del 4 luglio due tedeschi, in probabile missione esplorativa, sono sorpresi da alcuni partigiani presso il podere Pancole, intenti a mangiare albicocche colte da un albero. I partigiani appartengono alla banda del tenente Uliano Grilli, afferente al Raggruppamento Monte Amiata del colonnello Croci. Comincia uno scontro a fuoco, ma i due tedeschi riescono a mettersi in salvo attraversando il vicino torrente Ambra e tornando al podere Fornaci, dove è acquartierata una pattuglia della divisione “Hermann Göring”. I tedeschi a quel punto reagiscono subito, sparando colpi di mortaio sui poderi che si trovano dall’altra parte dell’Ambra, mentre un plotone di 14 soldati, con a capo un graduato, iniziano un rastrellamento nei poderi della zona. Arrivati al “Palazzaccio” vi trovano rifugiato un gruppo di civili e, piazzata una mitragliatrice, iniziano a sparare sulla casa uccidendo 8 persone, tra le quali tre bambini rispettivamente di 4, 11 mesi e 7 anni di età: dei presenti, si salvano altri tre bambini e una nonna. Tornando poi verso il podere Fornaci, si imbattono nel Baglioni Azelio in fuga lungo e lo colpiscono da distanza uccidendolo.
Quello stesso giorno gli Alleati liberano Castelnuovo Berardenga e gli uomini di Grilli si mettono a loro disposizione.

La rappresaglia viene messa in atto dal II battaglione della “Hermann Göring”, con a capo il tenente generale Schmaltz, che era dal 1 luglio di stanza a S. Leonino: l’analisi delle mappe tedesche conferma la presenza nella zona del II battaglione del II reggimento di questa Divisione, ed anche le truppe alleate che liberano la zona poche ore dopo il massacro dei civili del “Palazzaccio” fanno prigionieri alcuni militari tedeschi appartenenti a questo stesso reparto. A capo del reggimento era il ten. Schultz, mentre il II battaglione ubbidiva al maggiore Fitz.

Dal 1964, ogni anno, la domenica più prossima al 4 luglio il Comune di Castelnuovo Berardenga rievoca l’eccidio dei nove civili, con una messa di suffragio ed una cerimonia di commemorazione che si svolge nello stesso luogo teatro della strage, dove sono stati sistemati una lapide (nel 1964) ed un piccolo monumento (nel 2000). Dal 2007 inoltre è stata indetta dall’Amministrazione Comunale di Castelnuovo Berardenga una borsa di studio destinata alle classi della scuola media comunale, da assegnare al componimento di carattere giornalistico o artistico che meglio rappresenta quei valori fondamentali da fortificare nelle giovani generazioni, affinché tali inumani accadimenti non abbiano mai più a ripetersi.